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Jorge Diaz Rullo while climbing Café Colombia wearing SCARPA Chimera climbing shoes

Un super progetto di arrampicata sul filo dell’impossibile

 

 

Questa storia è differente, esce dalle nostre abitudini, non è (ancora) finita, ma forse proprio per questo vale la pena di essere raccontata.

 

Abbiamo intervistato Jorge Díaz-Rullo, che continua a sfidare i suoi limiti fisici e mentali mentre prova a liberare Café Colombia a Margaref. Café Colombia è una linea di 30 metri di arrampicata intensa, estrema e strapiombante, che forse verrà dimenticata da tutti, oppure un giorno farà parte della storia dell’arrampicata sportiva, o forse ancora rimarrà una sottile linea di demarcazione tra il possibile e l’impossibile. Per ora, è una storia presente, in corso d’opera, e raccoglie da quattro anni tutte le emozioni di un ragazzo di 26 anni.

 


Jorge, una caratteristica che sicuramente non ti manca è la perseveranza: come fai a tenere sempre alta la motivazione? Hai dei momenti di sconforto e come li affronti?


“Ovviamente si. A volte la mia motivazione è bassa, o per lo meno non è al 100% come dovrebbe essere per scalare un progetto del genere. Café Colombia mi richiede impegno totale sotto ogni punto di vista.
Di solito quando non sono motivato è perché ho perso la fiducia in me stesso: non mi sento fisicamente all’altezza di questo enorme progetto e mi assale il pensiero di star facendo passi indietro invece che passi in avanti. Questo è molto difficile da gestire a livello psicologico, perché sto investendo in questa via di arrampicata tantissime energie e tantissimo tempo.
Quando sto male, preferisco riprendere ad allenarmi finché non mi sento di nuovo in forma, e provo allo stesso tempo ad andare in giro e scalare altri tiri, in altri posti. Provo a liberare la testa e cerco la motivazione in qualcos’altro. Allo stesso tempo recupero la fiducia in me stesso, che è fondamentale per riuscire a tirare fuori il meglio di me.



Sei sempre convinto che sia possibile salire Café Colombia?


In verità no, me lo chiedo spesso. Non so se questo progetto sia scalabile, o almeno se lo sia per me. È molto frustrante perché riesco a fare solo pochissimi giri buoni, intervallati da innumerevoli cadute.
Per riuscire anche solo a fare un buon tentativo deve essere tutto dalla mia parte: la forma fisica perfetta, le condizioni, e anche un po’ di fortuna. Il fatto che questa via non sia mai stata salita da nessuno, così come la consapevolezza della sua enorme difficoltà, genera dubbi sulle effettive possibilità di successo. In qualche modo cerco di stare motivato e anche di divertirmi per fare sempre qualche piccolo passo avanti verso il compimento del progetto.”



Stai in contemporanea provando qualche altro super progetto tra i più duri del mondo ma già liberato (per esempio DNA)?


“Ho un sacco di voglia di viaggiare per il mondo, e ho in mente molte vie che mi piacerebbe provare, sia di arrampicata sportiva sia di boulder.
Anche DNA è nella lista. In questo momento però non riesco a smettere di pensare a Café Colombia. Anche nei periodi che non lo sto provando, la mia testa è là. Mi sembra che la mia intera vita ruoti intorno a questo progetto e gli obiettivi che raggiungo non sono altro che passi intermedi che mi aiutano a migliorarmi e che sono parte di un processo più lungo e più grande. Credo proprio che non avrò pace finché un giorno non avrò salito finalmente Café Colombia.”



Come strutturi la tua preparazione fisica annuale, i periodi di carico e i picchi di forma?


"Sinceramente, sono uno scalatore che prova sempre a dare il massimo ed essere sempre al top della forma. So bene che questo non è fisiologicamente possibile, ma a volte faccio fatica a crederci veramente. Dopo tanti anni di allenamenti ed arrampicata sto iniziando a capire, ma faccio ancora fatica ad accettare.
Con l’aiuto dei miei allenatori, pianifichiamo le stagioni con i vari obiettivi. Penso questa cosa sia molto importante per me, mi aiuta a disconnettermi ogni tanto e non essere concentrato solamente sulla performance del momento. In questo modo non perdo motivazione e mi diverto di più. Per esempio ora, in estate, il mio stato di forma non è al 100%, ma cerco di combinare gli allenamenti con la scalata a vista per migliorare quell’aspetto specifico.”



Sono quattro anni che combatti e dai il meglio di te su Café Colombia. Come è cambiato il tuo allenamento mentale?


“Sono migliorato molto! Mi sono concentrato sull’aspetto mentale, anche con l’aiuto del mio psicologo sportivo. Ho dovuto fronteggiare una bella dose di frustrazione e molti fallimenti. Tutto questo si è trasformato in esperienza, e senza dubbio mi sento uno scalatore completamente diverso dopo questi quattro anni!



Progetto personale o gioco di squadra?
Come vivi tu Café Colombia e cosa suggerisci agli altri climbers per i loro progetti?


Café Colombia è un progetto aperto: ho da sempre provato a coinvolgere gli altri arrampicatori e a fargli venire voglia di provare il tiro con me. In effetti alcuni dei più forti scalatori del mondo sono venuti a vedere, ma non si sono motivati abbastanza da tornare. Questo fatto è una conferma di quanto dura sia questa via, ma anche mi rattrista un po’. Sarebbe bello condividere tutto questo processo con qualcuno, sarebbe molto più divertente. Sento che a volte questo progetto è ancora più difficile proprio perché sono da solo a provarci!
Ho sempre pensato che la condivisione sia la chiave del successo in qualsiasi sport. Si arriva ad un punto dove il processo di apprendimento personale è troppo limitato. Ascoltare gli altri ed imparare dagli altri, in ogni ambito, sarà sempre un aiuto a migliorarci come scalatori. Credo questa cosa valga per tutti, non solo per me. Se prendi il meglio da ogni persona attorno a te, troverai sempre degli aspetti sui quali tu stesso puoi lavorare e migliorare.”


In bocca al lupo Jorge! Grazie per aver condiviso con noi la grandezza, ma anche i dubbi e le incertezze del tuo sogno. Facciamo il tifo per te!

 

Climber Jorge Diaz Rullo on Café Colombia using SCARPA Chimera shoes